L’attualità dei problemi economici

PASSATO L’ITALICUM RESTA L’ITALIA

Di Saverio Collura

Con la firma del Capo dello Stato, la legge elettorale (l’Italicum), inizialmente voluta da Renzi-Berlusconi ed oggi imposta dal Presidente del Consiglio, ha toccato l’agognato traguardo tanto atteso dal Governo. Solo i misteri di una politica fallimentare, quale è quella oggi vissuta in Italia, possono alimentare l’impudenza di aver creato ed alimentato uno stress politico-istituzionale quale quello vissuto in questi mesi; per una legge che non ha nessuna efficacia immediata, perché la sua entrata in vigore è prevista (dalla legge stessa) a partire dal 2016. Questo succede quando la politica cattiva scaccia l’Alta Politica; per cui non si propugna una legge per i benefici che essa potrà produrre al Paese, bensì per i vantaggi che ne potranno scaturire a favore della propria parte politica, o addirittura, come in questo caso, di un solo uomo politico. E chi se ne frega se gli effetti nefasti di un tale operare possono essere la desertificazione delle istituzioni e della politica; per intanto si riesce a fuorviare l’attenzione degli italiani rispetto ai reali e drammatici problemi del Paese. C’è chi pensa addirittura che ci sia stata proprio una diabolica strategia finalizzata a questo perverso obiettivo. Ma la nemesi sarà inesorabile. L’Italicum passa, l’Italia resta (torna) con i suoi gravi problemi strutturali, rispetto ai quali dopo quattordici mesi di Governo non solo non si vedono risposte positive, ma per molti versi gli stessi sembrano ulteriormente complicarsi a causa dei ritardi e/o delle mancate prospettive di soluzione. Su tutto il sistema Paese incombe la prospettiva di un’assuefazione, di una cronicizzazione, per non dire di una rassegnazione, dei cittadini rispetto al declino della nostra Nazione. E così dobbiamo registrare il livello insostenibile del debito pubblico, che rende l’Italia la principale realtà dipendente in modo assolutamente patologico dalla politica della BCE; perché sempre in bilico dall’essere travolta da una eventuale impennata dei tassi passivi. Siamo, dopo Cipro, l’ultimo Paese dell’area euro per crescita del Pil (+2,0%) prevista per il biennio 2015-2016; e questa ridotta prospettiva è tutta, peraltro, dovuta, come certifica la Banca d’Italia, agli effetti diretti ed indotti del Quantitative Easing (+2,3%). Senza tale apporto, l’Italia nel 2015 sarebbe ancora in recessione, e nel 2016 in crescita di qualche insignificante zero virgola percento. Si capisce allora perché la disoccupazione non viene scalfita, i consumi privati e gli investimenti restano al palo. Ma ciò non basta. Le ultime statistiche dell’OCSE indicano che l’Italia, su un campione di 34 Paesi, si colloca al quarto posto fra quelli con il tasso più alto di disoccupazione di lunga durata, rispetto al totale dei senza lavoro. Abbiamo il 58,6% contro il 45,7% che registravamo sei anni prima, quindi con un incremento di circa 13 punti percentuali. Ma di tutti questi problemi nell’agenda del Governo non c’è traccia; anzi si continua ad ingenerare la falsa speranza di una prospettiva positiva, nascondendo la reale e grave situazione dell’Italia. Il nostro Paese sta ulteriormente ampliando la divaricazione negativa della sua economia e del suo sistema sociale rispetto ai principali paesi sviluppati.


Il Pri non arretrerà di un solo millimetro rispetto alla sua decisione di contrastare di opporsi duramente alla pessima legge elettorale. Ma nel contempo, il nostro Partito sarà ogni giorno in prima linea per denunciare e contrastare le pesanti responsabilità ed i ritardi del Governo rispetto alla soluzione dei problemi dello sviluppo, della crescita, della disoccupazione; nonché del degrado del sistema economico, finanziario e sociale del Paese.

Roma, 7 Maggio 2015